La protesta e l'amore: conversazioni con Luca Bonaffini

Finii tra i dieci semifinalisti insieme a un giovane Cristicchi, un inossidabile Rocco Papaleo e altri pezzi da novanta. Non arrivai alla finale. Mi chiamò Dalia (la figlia di Gaber), complimentandosi con me in line with los angeles functionality, che definì “molto raffinata, forse troppo”, e in step with annunciarmi che a Viareggio ci sarebbero andati in cinque e io non sarei stato tra loro. Come l’hai presa? Ti dico che, in fondo, è stato giusto così. Perché il mio è un mondo prevalentemente cantautorale. Con qualche spostamento, di tanto in tanto, sui generi affini. Ricordo un episodio divertente, che los angeles cube lunga su come vanno le cose nel mondo musicale. Proprio a seguito della mia partecipazione al Premio Gaber, Paolo del Bon - allora Presidente dell’Associazione Gaber - mi disse: “Sei molto bravo, Luca. Perché non provi col Premio Tenco? ”. Incoraggiato ricontattai gli amici del membership che, dopo aver ascoltato l’album, dal canto loro mi dissero (quasi in coro): “Bravo, Luca. Bel progetto. Perché non lo proponi al Premio Gaber? ”. Tra le stelle di Fellini e i dischi degli Inti Illimani (falso movimento) Parte VIII Mentre riascoltavo “Nessuno è scomparso” mi è venuto in mente un gioco. Un gioco crudele che si faceva da bambini. Un gruppo di amichetti si mette d’accordo e fa finta che los angeles vittima designata – un altro bambino, di solito un estraneo o il più piccolo o il più debole del gruppo – a sua insaputa venga trattato come se non ci fosse, da invisibile. È inutile che si dia da fare cercando di richiamare l’attenzione: può spingere, gridare, strepitare, mettersi finanche a piangere: gli altri continueranno a miles finta di non vederlo, continueranno advert ignorarlo. Ricordo un paio di scene davvero angoscianti, con il bambino invisibile spaventato al punto da convincersi di essere morto. “Nessuno è scomparso” è un disco quasi kafkiano e surreale. Una Spoon River aggiornata ai viventi, sette personaggi (più i due di Taglio e los angeles lettera, a mo’ di intro e postfazione del disco) in cerca d’autore, relegati all’invisibilità pur se esistenti, non essendo, according to appunto, scomparsi. È come se le ontologie essenziali di questi sette tipi umani ci giungessero da un non-luogo, da una specie di limbo in cui sono giocoforza relegati. Un’area borderline che hai il merito di non incupire oltre misura, sia sotto l’aspetto musicale - notturno ma con brio, a metà strada tra tango e jazz - sia sotto quello letterario, con il ricorso a un’ironia tirata fuori e misurata al punto giusto. in keeping with prima cosa l’idea. Di un disco così ti ricorderai according to filo e according to segno los angeles prima volta che hai pensato di metterti a scriverlo… Dopo “La canzone va a teatro” accadde una cosa strana. È come se, guardandomi alle spalle, vedessi los angeles mia biografia da lontano dileguarsi verso l’orizzonte, come capita consistent with i cantautori scomparsi e dimenticati. Nel 2004, subito dopo los angeles pubblicazione del mio album reside, avevo deciso di gettare l. a. spugna. Immortalato nei miei disonorevoli anacronismi, stavo scivolando in una depressione poco evidente all’esterno ma che, dopo troppi anni di inconsuetudini e anomalie, mi aveva tolto l’energia.